“È solo un trucco, è solo un trucco”

La scomparsa della giraffa

Nella conquistata solitudine di camera mia, una sera su Netflix mi sono imbattuta ne “La Grande Bellezza”, film del 2013 di Paolo Sorrentino di cui avevo spesso sentito parlare. Mi ha lasciata senza parole, tanto che prima di poter esprimere anche un semplice commento di apprezzamento ho dovuto guardarlo quattro volte. 

Ci tengo a condividere un breve spunto di riflessione per me ancora aperto. Per l’intera durata del film si alternano scene relative al mondo religioso, come il coro che canta e le suore che giocano nel cortile con le bambine, con immagini del mondo di Jep, il mondo della mondanità, quali la sua festa di compleanno e le serate vuote sul balcone di casa. Inizialmente questi due “poli” sembrano opposti, non c’entrano nulla l’uno con l’altro, tanto che le scene schizzano di qua e di là in maniera molto veloce e quasi incoerente. Poi iniziano a mescolarsi. Nella scena del dottore che fa le iniezioni di botox alle vecchie signore arriva anche una suora che ne ha bisogno per la sudorazione delle mani, mentre più tardi il Cardinale Bellucci, grande uomo di chiesa, si comporta come un bambino preoccupato a pavoneggiarsi e divertirsi piuttosto che ascoltare un uomo in difficoltà.

L’intreccio tra i due poli prosegue fino all’arrivo della Santa. A questo punto i due mondi si incontrano allo specchio: Jep e la Santa. Jep in contemplazione davanti al ricordo di Elisa, la “fidanzatina” di quando aveva vent’anni e che non rivede da almeno trenta, e la Santa in contemplazione davanti al Crocifisso. E infine le parole di Jep:

Finisce sempre così, con la morte. Prima, però, c’è stata la vita, nascosta sotto il bla, bla, bla, bla…Tutto è sedimentato sotto il chiacchiericcio e il rumore. Il silenzio e il sentimento, l’emozione e la paura. Gli sparuti, incostanti sprazzi di bellezza. E poi lo squallore disgraziato e l’uomo miserabile. Tutto sepolto dalla coperta dell’imbarazzo dello stare al mondo, bla,bla,bla,bla…Altrove, c’è l’altrove. Io non mi occupo dell’altrove.[..]. In fondo è solo un trucco. Si, è solo un trucco.”

Parole che chiudono il film lasciando l’idea che forse le persone amate, e le cose care, gli “sparuti incostanti sprazzi di bellezza” non scompaiono mai nel momento in cui sono amati nel presente con la propria vita. In fondo è solo un trucco, come il numero da circo  della scomparsa della giraffa. Non sono altrove, anche se lo sembrano e dunque pure un uomo di mondo come Jep riesce ad esserne afferrato. Qui si trova il connubio tra i due mondi iniziali, nell’essere alla ricerca di qualcosa o qualcuno che infiammi il cuore e non permetta di essere falsi.  Ed ora che mi sono tolte molte vie per accedere alla mia felicità mi domando: Che cosa resta in me?

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