Università tra studio e passione: motostudent

Intervista al team leader della E-Division ed al direttore tecnico

Il team Polimi Motorcycle Factory nasce nel 2015 da un’idea di cinque studenti di Ingegneria  Meccanica, con l’obiettivo di prendere parte  alla manifestazione dedicata, MotoStudent. Ad ottobre 2016 c’è stata la prima partecipazione del team alla competizione, portando a casa buoni risultati. Ad oggi il team è composto da 61 membri organizzati in 4 diversi reparti coordinati da un Professore tutor e dalla Gestione Sportiva.

È un venerdì pomeriggio soleggiato in Bovisa, uno di quelli che profumano già di week end, uno di quelli che se hai esercitazione alle 16 vorresti metterti a piangere. Ma questo pomeriggio niente esercitazioni per fortuna. Vado al Dipartimento di Meccanica per intervistare due ragazzi del team “Polimi Motorcycle Factory”. Chi glielo fa fare di implicarsi in un lavoro così impegnativo? Ho in mente la fatica che uno si sente addosso quando non vanno le cose, quando non vanno gli esami. Vale la pena di fare fatica per qualcosa? Appena arrivo il clima è subito disteso e l’intervista ad Andrea e Giulio, anche se non li ho mai visti prima, sembra una chiacchierata tra amici. Ci manca solo la birra.

Perché avete iniziato Motostudent? Non vi spaventava l’idea di togliere tempo allo studio accademico e alle lezioni?

Andrea: Ho iniziato Motostudent perché volevo fare moto nella vita. Volevo fare qualcosa di un po’ più pratico per riuscire ad entrare nell’ambiente motoristico come ingegnere, visto che l’età e i soldi per entrare come pilota non ci sono mai stati. Ho scoperto questa opportunità e ho detto “Proviamoci” senza pensare troppo alle conseguenze. È stato un “Provaci e vediamo cosa succede”.

Giulio: Anche io ho iniziato Motostudent perché ho la passione per le moto. Anzi, ho scelto di fare l’università e in particolare Ingegneria Meccanica perché volevo imparare a realizzare moto. Quando ho trovato questo team ho pensato: “Perfetto! È proprio ciò di cui ho bisogno”. Per me è una grande possibilità, gli esami e lo studio si adattano di conseguenza.

Come conciliate il lavoro nel team e lo studio per gli esami?

Andrea: Decidi ogni volta se dedicarti all’uno o all’altro. Vorresti fare tutto, ma presto ti rendi conto che sono necessari dei sacrifici. È molto difficile perché spesso le scadenze della stagione sono le stesse delle sessioni. La gara è una volta ogni due anni nella sessione di settembre-ottobre ed anche a luglio ci sono i test della moto. Capita di bucare due o tre sessioni se davvero ci tieni, ma ad un certo punto trovi il tuo equilibrio.

Giulio: Io non sono mai stato al passo, ho sempre avuto qualche esame indietro. Però mi sono reso conto che prima di entrare nel team spendevo un sacco di tempo sui libri ma effettivamente non facevo fruttare tutte quelle ore, perché potevo permettermi di perderne una parte. Per assurdo adesso ho meno tempo ma ho imparato che, se ti organizzi bene, riesci a fare anche altro. Anche durante la sessione se ti imponi di fare qualcosa in più oltre a studiare, il tempo bene o male lo trovi. In secondo luogo, c’è da dire che il Motostudent è fatto da studenti con la tua stessa passione, che frequentano e, spesso, preparano i tuoi stessi esami. Allora ti ritrovi a studiare insieme e i problemi che sorgono li risolvi insieme nella metà del tempo. Quindi Motostudent non è solo “fare una moto”, ma è una famiglia in cui l’aiuto reciproco è all’ordine del giorno.

Per affrontare le problematiche tecniche del team, è richiesto uno studio almeno pari  a quello per preparare un esame. Come vivete la fatica dello studio?

Andrea: Secondo me lo stimolo è diverso: quando prepari un esame lo fai solo per te, con l’obiettivo di passarlo, mentre se fai qualcosa per il team hai sulle spalle una responsabilità molto maggiore perché se non porti a termine un compito fai fermare tutto il team. In secondo luogo, qui hai un riscontro pratico che nello studio teorico non c’è ed hai un obiettivo concreto da raggiungere. Infine hai una responsabilità, la competizione, che ti spinge a fare sempre meglio: stai realizzando una motocicletta e sopra ci dovrai mettere una persona! Questo è lo stimolo più grande a fare bene anche per uno svogliato di studio come me. Qui non puoi perderti neanche un segno della tua equazione.

Giulio: Non ho mai dato troppo importanza al voto e non ho mai trovato una vera e propria soddisfazione nello studiare, soprattutto nello studio teorico. Le cose proposte dal team invece sono più concrete e danno una soddisfazione pratica più tangibile, anche se possono sembrare meno nobili. Paradossalmente quando mi sono laureato in triennale ero molto contento, ma quando abbiamo vinto il mondiale, proprio nell’attimo in cui la moto è passata nel rettilineo, ho provato più gioia, sia per la vittoria sia perché eravamo una famiglia. Motostudent può rallentarti un po’ negli studi ma vale la pena perdere anche un anno per fare un’esperienza con altri ragazzi di cui diventi amico e con cui sei pronto a fare nottate, condite da imprecazioni, per riparare la moto e portare a termine il lavoro.   

Il Motostudent ha cambiato il vostro modo di studiare? Come?

Andrea: A me è tornata la voglia di studiare: all’inizio dell’università non ero totalmente motivato e non mi piaceva molto quanto avevo da studiare; partecipare a Motostudent però mi ha dato la spinta per stare qui e continuare a lottare. E poi anche lo studio è migliorato: in proporzione ho passato più esami da dentro che da fuori il team, perché sono più focalizzato.

Giulio: Sarò duro con il Poli: un po’ ti azzera, perché non fai altro nella vita e, se non ottieni grandi risultati, va male l’unica cosa che stai facendo. Quando sono entrato nel team le cose importanti che avevo da fare sono diventate due e il lavoro in Motostudent ha trascinato anche lo studio. Se potessi tornare indietro, andrei da ogni mio professore a chiedere un progetto, qualcosa che vada oltre lo studio teorico e permetta di imparare qualcosa di pratico. Dopo un altro po’ di chiacchiere, saluto i due nuovi amici e lascio il Dipartimento. Mi sento rilanciato e spronato: c’è davvero la possibilità di gustarsi l’università. In che modo? Per Andrea e Giulio è seguire una passione fino in fondo, disposti anche a fatiche e sacrifici perché certi che ne valga la pena. Personalmente ritengo che seguire ciò che ti appassiona sia l’unico modo per godersi le cose. Non fraintendiamoci, se adesso stai pensando: “la mia passione è guardare Netflix” ti stai prendendo in giro da solo. La passione si accompagna a un desiderio di costruire, di fare e di realizzare se stessi e quindi è possibile in ogni ambito (nella mia esperienza personale, perfino negli esercizi di Analisi 1!). Ma c’è una condizione necessaria per scoprirlo, che è esserci con tutto se stesso, impegnarsi e fare anche fatica e, come diceva Giulio, per fortuna ci sono gli amici che aiutano proprio in questo: ad esserci! E voi? Di cosa siete appassionati?

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