Scendere in campo

Visita al Nike Lab di Montebelluna

Tenere tra le mani gli scarpini che indosserà Cristiano Ronaldo in campo non capita a chiunque, ma di certo è una possibilità per tutti.

Diversi mesi fa, attraverso alcuni video su internet, sono venuto a conoscenza del Nike 360 Holding B.V., anche chiamato Nike Lab, un centro ricerca e sviluppo di una delle aziende più famose legate al mondo dello sport e non solo. La particolarità che rende unico questo piccolo centro è la presenza della Sample Room, un laboratorio dove ogni giorno vengono realizzate circa 20 paia di scarpe da gioco per i professionisti dei più importanti campionati di calcio e nel quale vengono effettuate modifiche o produzioni ad hoc in base alle particolari esigenze del singolo calciatore. Trascinato dalla scoperta di questo luogo – unico al mondo – che unisce la mia passione per questo sport ai miei studi di Design del Prodotto, ho contattato Matteo, Senior Director del Lab, con l’intenzione di organizzare una visita.  Dopo qualche mese, quando ormai mi ero quasi dimenticato del mio timido tentativo, ricevo una mail che mi annuncia che il General Manager Nike ha approvato la mia richiesta. Incredibile! Matteo ha contattato il direttore generale soltanto per il desiderio senza pretese di uno studente ancora neanche laureato. Che disponibilità!

Così lo scorso 29 gennaio, insieme ad altri otto compagni di Design, sono partito per Montebelluna (TV), culla di numerose aziende di calzature, tra cui appunto il Nike Lab. La giornata è stata stupenda: tutto il laboratorio e il centro di ricerca sembrava si fossero fermati per accogliere il nostro arrivo. Matteo in persona ci ha accompagnati durante tutta la visita spiegandoci cosa vuol dire progettare e innovare una scarpa nel mondo Nike, ma soprattutto nel mondo del mercato globale. Entrati nella Sample Room abbiamo subito avuto modo di tenere tra le mani  gli scarpini foderati internamente per il piede freddoloso di Cristiano Ronaldo o quelli con la tomaia più morbida per le necessità da attaccante di Rooney; non sono passati inosservati il calco gigantesco del 47 di Ibrahimovic e quello sporgente sul mignolo per l’infortunato Neymar. Successivamente, ciascun operaio-artigiano, mostrandoci le macchine in azione, ci ha spiegato il suo ruolo e il loro modo di affrontare e risolvere i problemi legati alle particolari richieste dei singoli calciatori. Dopo più di tre ore di racconti e domande ci siamo salutati e – con grande stupore da parte nostra – ci hanno comunicato il loro desiderio di poter venire in futuro a far visita al Politecnico, loro adesso volenterosi di incontrare noi. Sembrava proprio che queste persone, con anni di lavoro ed esperienza alle spalle, non aspettassero altro che dei giovani come noi venissero a cercarli per far loro visita, che uno sguardo giovane potesse riaccendere in loro la passione per questo lavoro.

Incontrare questi maestri mi ha fatto capire quanto sia privilegiato il tempo dell’università, perché già da ora posso uscire dalle mie quattro mura di studio per entrare nel mondo. Essere uno studente oggi, infatti, mi fa essere giovane, cioè mi fa essere attento e curioso a chi è più avanti di me, a chi già lavora, al mondo. Allo stesso modo, in questo mondo siamo circondati da aziende e maestri che non aspettano altro che l’interesse e lo sguardo di noi giovani.

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