COSA C’È PER ME NEL MONDO?




COSA C’È PER ME NEL MONDO?

Da un timore a un desiderio

di S. Baldelli e E. Corna

Lo scorso settembre si sono affacciati due nuovi elementi nella mia vita universitaria, ormai più o meno scandita dalle stesse cose: laboratori, compagni di corso, esami… 

Da una parte l’inizio della magistrale in inglese e il conseguente incontro con i nuovi compagni di corso principalmente stranieri, e dall’altra, nella coda dell’occhio, la partenza per l’Erasmus del prossimo semestre. Essi si sono rivelati una realtà inedita che non mi aspettavo e mi hanno lasciato stupita.

 

Seguendo le lezioni, in pausa caffè o nei laboratori è emerso, fin dalla prima settimana, come, nonostante fosse più semplice stare nella mia comfort zone con gli amici quotidiani che mi hanno accompagnato per l’intera triennale, in fondo desiderassi conoscere anche i nuovi compagni, da dove venissero e la loro storia. Con il passare dei giorni, continuava ad emergere una domanda: che convenienza può esserci per me ad incontrarli? 

 

Ciò che è accaduto  mi ha sorpreso, mi rendevo conto che li cercavo, volevo conoscerli e allo stesso modo loro volevano passare del tempo insieme a noi studenti italiani. La doppia dinamica ha generato in me alcune domande, che si sono fatte più concrete pensando alla mia futura partenza. 

 

Le settimane successive all’inizio sono state una costante alternanza di domande e fatti che accadevano, tuttavia senza un punto di svolta, senza un punto profondo. Era divertente passare il tempo con i compagni, ma l’amicizia con loro evidentemente non cambiava fino in fondo le mie giornate. Il rischio di questo, che si trasformava in timore, era di sciupare i rapporti, annoiarsi anche nelle realtà inedite della magistrale. Spontaneamente ho voluto chiedere ad una mia amica cosa era accaduto durante la sua magistrale e il suo Erasmus, se anche lei si fosse sentita così.

 

“Avevo anch’io lo stesso timore, tanto forte da non voler più partire. Finché non mi sono resa conto di avere un desiderio, poter chiamare anche quel nuovo posto “casa”. Ho deciso di cercare un appartamento con dei coinquilini Erasmus come me, seppur sconosciuti. Inaspettatamente è nato con loro un rapporto bellissimo. Fin dal primo giorno, mi hanno accolta a braccia aperte, cercando di non farmi sentire l’ultima arrivata all’interno di un’amicizia già consolidata. Abbiamo condiviso tanto nei mesi a Strasburgo, quasi come fratelli e mi stupisce riconoscere che quel rapporto non è andato perduto una volta rientrati in Italia, ognuno nella propria città”. 

 

Mi ha sorpreso sentire raccontare con sincerità e semplicità quello che in fondo cerco al Poli quotidianamente e vorrei che accadesse nel prossimo semestre. 

 

“Uno degli ultimi mesi dell’Erasmus, il nostro referente ha proposto a tutti noi studenti un viaggio a Marsiglia di tre giorni, perché gli interessava davvero che ci sentissimo accolti. Abbiamo avuto modo di conoscerci meglio ed è nata un’amicizia che è poi proseguita una volta tornati dal viaggio. Ci trovavamo assieme e organizzavamo pic nic, domeniche al parco o serate al lago per il gusto di stare insieme. Mi commuove ripensare a quei rapporti, perché ora mi sento di avere più case nel mondo, non solo a Milano e a Strasburgo.”

 

“Al mio ritorno dall’Erasmus ho notato come questa esperienza non si sia conclusa. Mi sono resa conto che il desiderio che avevo quando ero via lo rivedo vivo nei miei compagni di corso stranieri. Ad esempio, mi aveva colpito una mia compagna cinese, che dopo una revisione andata bene, non era contenta per il risultato, ma perché eravamo tutte insieme in aula dopo settimane che non ci vedevamo,così tanto che ci ha abbracciate tutte. L’attenzione che le persone in Francia avevano verso me, ora io desidero averla in ogni giornata con chi incontro, i compagni di gruppo e quelli di studio, nello stesso modo in cui io sono stata accolta”. 

 

Ciò che mi ha stupito parlando con la mia amica è l’evidente ricerca di ogni uomo  di qualcuno a cui voler bene e, al contempo, di essere voluto bene in ogni circostanza o esperienza in cui ci si trovi, dall’estero alla quotidianità più semplice delle giornate. 

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