Trasformazioni in Leonardo

Solo questione di spazio?

Vi è mai capitato di arrivare a lezione un attimo in ritardo, magari tornando dalla pausa pranzo, e di trovare l’aula tutta piena, senza neanche un posto a sedere?
È una situazione che rientra nel ben noto problema degli spazi che da qualche anno il Politecnico sta affrontando, anche a causa del continuo aumento di immatricolazioni e di incoming students.
In questo articolo vorremmo mettere in luce come la questione degli spazi non si riduca solamente ad un problema di posti in aula, ma passi inevitabilmente anche da quei luoghi riservati allo studio mattutino, pomeridiano, serale, notturno, dedicati agli studenti che finita lezione decidono di fermarsi a studiare in Università. Per quanto riguarda questi spazi, vogliamo innanzitutto fare un piccolo riassunto di cosa è successo negli ultimi mesi nel Campus Leonardo e provare a descrivere lo scenario che si prospetta nei prossimi anni. Tra la fine del 2017 ed oggi sono stati chiusi diversi spazi studio agli edifici 2, 4 e 9. Per bilanciare parzialmente queste chiusure sono stati presi alcuni provvedimenti come l’apertura dell’edificio 23 in Via Golgi, un’aula al piano terra dell’edificio 9, uno spazio all’edificio 4 e venti posti all’edificio 6. Oltre a questi spazi nuovi, rimangono utilizzabili quelli alle L.26, il Patio di Architettura, l’Acquario, la Biblioteca Centrale, una seconda aula all’edificio 9, diversi tavoli distribuiti all’edificio 25 e, al momento, l’Officina Mauro, il primo piano dell’edificio 11 e il Trifoglio. Nei prossimi mesi tuttavia avverranno ulteriori cambiamenti che in meno di due anni conferiranno al Campus di Via Bonardi un aspetto totalmente nuovo: a breve verrà demolito l’edificio 16 (Officina Mauro) che conta 168 posti studio; il laboratorio modelli di Architettura (Sottomarino) verrà demolito tra maggio e giugno per far posto nei mesi successivi alla realizzazione di un nuovo edificio di Renzo Piano; a giugno comincerà al primo piano dell’edificio 11 l’attuazione del progetto Vi.Vi.Polimi. Per circa sei mesi l’area, che conta oggi una cinquantina di posti studio, sarà inutilizzabile, ma il risultato a dicembre 2018 sarà la realizzazione di un open space con oltre 130 posti ed il trasferimento delle segreterie di Architettura all’edificio 22; a giugno inoltre il Trifoglio verrà chiuso per permettere dei lavori di riqualifica e tornerà disponibile nel giro di almeno un anno. Tirando le fila si parla di una riduzione di spazi dedicati allo studio che può toccare anche i -280 posti, prima della conclusione del progetto Renzo Piano, che porterà finalmente un respiro nuovo al Politecnico, in termini di vivibilità e spazi.

POLI:
DAVVERO SOLO STUDIO?
Una domanda sorge spontanea: perché, in una situazione già di emergenza posti, dettata dalla chiusura di edifici da ristrutturare, si stanno chiudendo altri spazi? Non sarebbe stato possibile aspettare che il progetto Renzo Piano fosse finito e avesse portato nuovi posti, prima di chiudere le poche aule dedicate esclusivamente allo studio di cui il Politecnico dispone? Noi questa domanda ce la siamo fatta e, in una situazione critica come quella in cui siamo, ci siamo resi conto di quanto l’Università possa essere importante per noi.
Vorremmo provare a dirvi il perchè.
Il percorso di questi anni, che comprende sia la didattica in senso stretto sia in generale le giornate spese al Poli, rende evidente come questo luogo ci abbia formato non solo dal punto di vista accademico, insegnandoci nozioni spendibili un giorno nel mondo del lavoro, ma anche come persone, attraverso molti volti: i professori, gli amici, i compagni. Ciò è stato possibile grazie ai momenti passati in questo posto, sudando con
chi condivideva il nostro percorso nella speranza di passare qualche esame.

 

È solamente spendendo qui il proprio tempo, in queste aule e in questi spazi, che si lascia aperta all’Università la possibilità di contribuire alla propria crescita.
Già da qualche anno il Politecnico si è mosso per costruire un Ateneo a misura di chi lo vive, sfruttando gli strumenti tecnologici a disposizione, senza ledere ad una didattica face-to-face tra professore e studenti, o promuovendo il progetto Vi.Vi.Polimi per migliorare la vivibilità negli spazi del Campus. Nell’effettiva attuazione di tali migliorie vediamo però il rischio che si lasci il passo
ad una amministrazione e logistica efficienti, le cui priorità sono forse più consone al mondo aziendale che
a quello universitario. Rispetto alla situazione inizialmente prevista in merito agli spazi studio, oggi riconosciamo comunque importanti miglioramenti, ottenuti grazie alla collaborazione tra
i rappresentanti degli studenti e le istituzioni del Politecnico. Inoltre è stato per noi prezioso il contributo dei molti studenti con i quali ci siamo confrontati sull’argomento durante questi mesi. Non bisogna infatti per forza appartenere ad una lista di rappresentanza per poter partecipare al lavoro su un tema così importante. 

Vorremmo concludere questo articolo lanciando anche a voi la provocazione che ci siamo posti in questi mesi: l’Università, da mura nelle quali vengono impartite conoscenze, può davvero diventare
un luogo dove poter stare, senza dover scappare non appena finita lezione? Per noi è valsa la pena rispondere.
Data la situazione di emergenza siamo coscienti che ci sarà da stringere un po’ la cinghia, ma pensiamo che questo non possa essere una scusa per non spendersi affinché il Poli sia sempre più uno dei luoghi privilegiati della nostra crescita, affinchè sia sempre più casa.

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