Attimi di luce



Attimi di luce

Milano è da sempre centro culturale di esposizioni, eventi e manifestazioni che costituiscono un appuntamento fisso per la popolazione milanese e non solo. In questo periodo Palazzo Reale ospita la mostra “Impressionismo e Avanguardie”: una raccolta di opere direttamente
dal Philadelphia Museum of Art, che costruiscono un percorso da Monet a Paul Klee, passando per Van Gogh, Kandinsky, Chagall e molti altri.
Fino al 2 settembre, don’t miss it!

 

“La sua spalla respira”.
È stata la prima cosa che ho pensato.
Voi penserete: che pensiero stupido. Davanti alle ballerine di Degas, alla loro leggerezza composta, c’era questo ritratto di donna che sembrava essersi ritrovato lì, di fronte alle barche di Manet, quasi per caso. Non c’era nulla che accomunasse quei cinque quadri nella stanza,
se non quest’idea di respiro che davano, quest’idea di istante improvvisamente respirato. Manet, Monet, Pissarro, Degas, e infine questa ragazza ritratta dalla Cassatt, pittrice statunitense quasi sconosciuta. Cinque punti di vista diversi pronti a raccontare Parigi e dintorni, piccoli attimi di quotidianità e luce
di un periodo che stava cambiando l’Europa, e forse il modo di ognuno di vedere il mondo. È un silenzioso e quasi impercettibile fermarsi a guardare, quello degli impressionisti, questo lasciarsi colpire dalle piccole cose del quotidiano e dar loro l’istante di un battito, un’occhiata fugace, luminosa, impressa per sempre su una tela.
Ci si dimentica quasi che fuori, oltre quei muri, brulica una Milano attuale, sempre di fretta fra una banchina e l’altra della metro. Quelle barche di Manet galleggiano docili su un freddo mare del Nord, perfettamente estranee al mondo esterno, ai vari impegni. O forse no.
Vi dirò, non so bene cosa scrivere. Non so descrivervi la mostra altrimenti, se non in questo flusso di sensazioni probabilmente all’apparenza senza né capo né coda; perché ciò che mi porto dentro tutt’ora da quel giorno è solo un mio silenzio di stupore e queste sensazioni cangianti. Eravamo immersi in una collezione di istanti, di colori e di vita, di sensazioni vissute e catturate in modo tale da rendere noi spettatori i protagonisti
di più sguardi diversi su volti, strade
e scorci. Pensate di stare in un locale con un bicchiere di vino in mano ad ascoltare musica jazz, dove ognuno dei musicisti dice la propria ma alla fine dei conti tutti stanno dicendo la stessa cosa, stanno suonando la stessa musica, in perfetta armonia. Aggiungeteci qualche nota di blues. Fino ad arrivare a Van Gogh e Gauguin, ai loro colori violenti, dall’intensità stessa della vita per come la vivevano loro, del loro temperamento irrequieto e così profondamente umano, esploso in ogni più piccola pennellata come un fuoco d’artificio che anziché consumarsi resta brace. E conduce ancora a Chagall, a un attimo di gioia piena in pieno inverno, dove due sguardi s’incontrano in un attimo che era già eterno anche senza dipingerlo.
Questa mostra vi porta, vi sbatacchia
di qua e di là senza ritegno alcuno di risultare troppo esile, troppo violenta o addirittura ridicola, vestendosi di luce
e infine di Surrealismo, vorticando in un ritmo sempre più stretto, sempre più cupo, fino a un punto improvviso, un epigrafe finale, come un centro dove tutto poi si ferma e si ritrova.
Su un Picasso. 

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