Matricole It's up to you

Quando il protagonista sta in secondo piano

La sessione di settembre non è ancora finita, ma ecco che mi ritrovo con i miei amici a pensare all’imminente inizio del nuovo anno accademico: inevitabilmente riguardiamo al primo giorno di università, quando ci siamo ritrovati anche noi in Bovi-sa e siamo stati accolti da studenti dei quali potevamo captare e invidiare la familiarità che avevano con quel posto ancora del tut-to estraneo. Anche noi vogliamo preparare qualcosa per i nuovi arrivati e decidiamo di incontrarli offrendo loro la colazione; “It’s up to you” è il titolo che una nostra amica propone per questa prima settimana di le-zioni e ci casca perfetto: le matricole hanno scelto l’università e da oggi in poi starà a loro giocarsi appieno questi anni, con l’o-biettivo di capire sempre di più cosa voglio-no essere. Arriva il lunedì mattina: gazebo montato, torte e biscotti in arrivo, macchi-netta del caffè accesa. In un battibaleno ci troviamo davanti numerosi ragazzi freschi freschi di scuole superiori; volti e sorrisi di alcuni sembrano più sicuri, qualcuno è più spaesato, altri non si lasciano intimidire dalle domande che hanno sull’università e ce le pongono. Questo angolino fuori dal B12 è diventato un posto dove fermarsi a parlare e in molti tirano fuori domande soprattutto su come studiare in un modo efficace e quando farlo, visti gli orari delle lezioni così serrati. Alcuni dei miei amici iniziano a raccogliere i nomi per organiz-zare anche dei gruppi di aiuto allo studio per Analisi 1, proposta che viene accolta in pieno dalle matricole. Finisce il primo gior-no e la settimana avanza: offriamo il caffè a persone nuove e alcune iniziamo a riveder-le mentre passano da noi anche durante la pausa, sia solamente per un caffè gratis, o per farci ancora domande; qualcuno torna con un amico, per far iscrivere anche lui ai gruppi studio. Capiamo che l’aspettativa di una matricola è quella di trovare il proprio posto in questa università: il posto dove mangiare, il posto dove studiare in silenzio, il posto dove studiare in compagnia, il posto dove familiarizzare meglio con i propri in-teressi tramite le varie associazioni studen-tesche. Le loro sono richieste così tangibili che subito, alla domanda generica, segue quella personalmente rivolta a noi: “Ma tu, tu dove studi con i tuoi amici?”. Doman-da che di fatto ne implica un’altra: “Come posso stare in università?”. Ci ritroviamo a parlare con Laura, al primo anno di Ing. Meccanica, e la cosa che ad un certo punto ci stupisce è la sua voglia, come quella di altri, di sapere chi siamo e di presentarsi, di raccontarci di sé, a partire dalla città in cui abita e dalla scuola che ha frequentato, fino a ciò che l’ha spinta ad essere qui oggi. E allora ho l’occasione di capire meglio cosa io e i miei amici stiamo facendo: non stiamo dando solo informazioni a nuovi studenti, cosa per cui c’è già l’Infopoint del Poli, ma mostrando loro in primo luogo il nostro es-sere amici. Ora la settimana è terminata e ci accorgiamo che non sarebbe stata la stes-sa cosa se ciascuno di noi avesse allestito un proprio banchetto, perché da soli non avremmo avuto niente in grado di colpire qualcuno abbastanza da farlo tornare an-che l’indomani. L’aspettativa delle matrico-le, che sia vero uno slogan come “It’s up to you”, è la stessa identica aspettativa che ci fa muovere in università oggi, anche dopo anni dal nostro primo giorno. E, nel nostro essere lì insieme accomunati dalla stessa voglia di metterci in gioco, si vedeva. Forse è per questo che qualche faccia ritornava anche i giorni dopo, nonostante non avesse più semplici informazioni da chiedere.

 

“L’aspettativa di una
matricola è quella
di trovare il proprio
posto in questa
università”

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