Erasmus

To leave or not to leave

Alla fine di Novembre, tra le tante mail, è ar-rivata una comunicazione importante: pub-blicato il bando Erasmus. Diffuso in tutte le università, il progetto Erasmus è una delle principali occasioni che uno studente può sfruttare per andare all’estero. Chiunque vada, torna con un unico consiglio: partire. Proprio in questi giorni è aperta l’iscrizione al bando: e tu, che cosa farai?

TAKING A CHOICE

Emma Minelli, Ingegneria Chimica (LM)
Sono Emma, studio Ingegneria Chimica e ho fatto richiesta per l’Erasmus per il se-condo semestre del quarto anno. Sono sta-ta selezionata a Malaga ed ho accettato, ma nei mesi successivi alla decisione mi sono sorti molti dubbi, soprattutto riguardo alla sede. Ma vale davvero la pena partire? Per rispondere a questa domanda, ho contatta-to alcuni dei miei docenti per confrontarmi con la loro posizione a riguardo. Molti di loro mi hanno consigliato di partire poiché è un’esperienza sicuramente arricchente dal punto di vista umano e anche lavora-tivo. Andare in Erasmus permette infatti di incontrare realtà diverse, apprendere una nuova lingua e imparare ad adattarsi alle circostanze che accadono, generando così una maggiore responsabilità. Se si riesce a resistere alle difficoltà che comporta il partire da soli verso una nuova avventura, si torna rafforzati e più sicuri dei propri mezzi. Altri docenti non hanno mancato tuttavia di farmi notare gli aspetti negativi: sul piano accademico, nel mio caso, il pe-riodo Erasmus rischia di togliere qualcosa alla qualità della formazione, soprattutto se affrontato nel triennio. Di conseguen-za mi è stato consigliato di posticipare l’esperienza al quinto anno, in modo tale da affrontarla con una maggiore maturi-tà e una preparazione più solida, magari sfruttando il Bando per una Tesi di Laurea all’estero. Se, come me, volete valutare a fondo la scelta e vi state chiedendo quale sia veramente il guadagno dell’esperienza proposta dal progetto Erasmus, le risposte del professor Alessandro Sacchetti potrebbero chiarire questi dubbi. È un professore del Dipartimento di Chimica che, pur non essendo un responsabile Erasmus, ha fatto da referente ad alcuni ragazzi partiti per tesi all’estero.
Qual è secondo lei l’obiettivo di un progetto Erasmus?
L’Erasmus è in primis un’esperienza di vita più che un’esigenza didattica: si va all’este-ro per fare nuove esperienze in ambienti diversi e per affrontare in modo alternati-vo materie presenti anche nel piano di stu-di della propria università.
L’esigenza consiste principalmente nel far muovere gli studenti in un nuovo contesto universitario.
Dal punto di vista lavorativo, l’Erasmus è un’esperienza tenuta in considerazione? E la tesi all’estero?
Le aziende apprezzano più che altro il fatto che ti sei mossa, perché è indice di maturi-tà e di saper gestire una novità mettendo-si alla prova. Difficilmente valutano nello specifico il livello accademico della tua esperienza, a differenza di quanto accade invece per la tesi, visto che lo scopo è un altro. Si sceglie di fare una tesi all’estero per mettersi alla prova anche nel mondo della ricerca, per apprendere competenze diverse da quelle che si possono trovare nell’università d’origine, andando a cerca-re qualcosa che c’è solo là.
Che cosa consiglierebbe quindi tra Erasmus e tesi all’estero?
Non è possibile mettere sullo stesso piano le due scelte, perché hanno scopi differenti e riguardano contesti separati, accomunati solo dalla possibilità di confrontarsi con un ambiente diverso da quello del paese di partenza. L’Erasmus sicuramente costa meno sia in termini di impegno economico che di lavoro organizzativo, rispetto ad una tesi all’estero per la quale non esiste un iter burocratico preciso. In ogni caso, ciò che ti chiede di più, ti dà di più.
Un’altra alternativa che si può considerare è quella di partire per un dottorato all’este-ro. Nella maggior parte dei casi, noi italiani siamo visti bene non solo in termini forma-tivi ma anche sociali e in fatto di rapporti;. Questo facilita sicuramente l’inserimento in un contesto più ampio, non solo nel no-stro Paese ma in tutto il mondo.

 

NEWS FROM ABROAD

Maria Concetta Carissimi, Ingegneria Gestionale (LM)
A Settembre sono partita per andare in Erasmus a Lisbona, dove rimarrò fino a fine Gennaio. A chiunque me lo chiedes-se consiglierei anche io di partire, con un’ attenzione a fare scelte che non danneggi-no la propria carriera accademica, assicu-randosi di sostenere comunque un buon numero di esami rispetto a quelli previsti dall’università di partenza.
Le cose che mi stupiscono di più dell’espe-rienza che sto facendo sono la diversità del metodo didattico e delle materie studiate. La didattica si basa sulla valutazione con-tinua, fatta durante l’intero semestre attra-verso progetti, presentazioni, report, esami parziali e partecipazione in classe.
Il voto corrisponde solo per una percen-tuale a quello dell’esame finale e la valuta-zione continua mi sta dando l’occasione di non perdermi mai, di intervenire in classe, di chiedere e di partecipare. La partecipa-zione attiva in classe è la cosa che mi piace di più perché le classi sono molto piccole, formate al massimo da 30 persone e il pro-fessore conosce il nome di ognuno di noi. Sto imparando un modo di stare a lezione e di studiare diverso rispetto a quello al quale ero abituata. I corsi che sto seguendo sono diversi rispetto a quelli che avrei fat-to a Milano e questo è normale perché per quanto si possa trovare una corrisponden-za, questa non sarà mai totale.
All’inizio lo vedevo come un di meno, ma piano piano è iniziato a diventare un arric-chimento.
Ho iniziato ad interessarmi ad argomenti che non avevo mai approfondito e ho no-tato che anche una materia nuova, se stu-diata fino in fondo, diventa appassionante e che il Politecnico ci dà strumenti per af-frontare tipi di studio diversi.

 

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