E tu, cosa diresti a una matricola?

Sagra 2018, perché ne è valsa la pena

L’idea della Sagra della Matricola è nata chiedendosi quale fosse il metodo più efficace e bello per accogliere le matricole, mostrando semplicemente ciò che viviamo in università nell’amicizia tra di noi. Per questo dal 2015 abbiamo scelto di organizzare una serata così: cena in compagnia e giochi insieme.

Una matricola, quando inizia i primi mesi di università, si accorge di come tante cose cambino rispetto alle superiori. Il luogo dove passa la maggior parte del suo tempo diventa l’università, iniziano a nascere rapporti con i nuovi compagni di corso e magari diventano un po’ più complicati quelli con gli amici delle superiori. Anche il modo di rapportarsi con i propri genitori può cambiare. Anche io, come tutti, sono stato una matricola e, per di più, ho vissuto per 3 anni a Piacenza come fuori sede. Quando ti trovi così, per la prima volta in un’aula affollata e in una città nuova dove non conosci nessuno, ti senti un po’ come un primino di 14 anni per la prima volta alle superiori. Tutto sembra distante, sconosciuto e troppo grande rispetto a te. Proprio nel mezzo di tutta questa incertezza, è nata la mia amicizia con i ragazzi di Lista Aperta, la stessa amicizia che mi ha spinto poi a candidarmi con loro per la rappresentanza.

La possibilità di condividere lo studio, gli esami e le fatiche è ciò che più mi attrae delle persone che ho incontrato qui e, in parte, è proprio perché volevo dei rapporti così che ho iniziato il Politecnico. Avendo frequentato un istituto tecnico meccanico a Milano, subito dopo il diploma ho fatto un’esperienza di tre mesi in un’azienda. Ero già inserito nel mondo del lavoro e, anche se gli esami di ingegneria mi interessavano, non era per niente scontato che decidessi di iscrivermi all’università. In quel periodo però ho conosciuto casualmente degli amici di mia sorella, che facevano l’università insieme a lei. Li vedevo contenti e mi avevano colpito: volevo anche io qualcosa così. Quindi a Settembre ho deciso di provare il test d’ingresso, ma sono entrato a Piacenza, dove davvero non conoscevo nessuno, trovandomi così di fronte all’esatto opposto di quello che mi aspettavo. Con il tempo, ho iniziato a conoscere i miei compagni e ho scoperto che alcuni di quelli di cui ero diventato amico, facevano parte di una lista studentesca, Lista Aperta.

Così ecco che dopo tre anni ritorno a Milano per continuare qui i corsi e i ragazzi di Lista Aperta, con cui ho lavorato in questi anni, mi propongono di aiutarli ad organizzare la Sagra della matricola. Inizialmente non ho dubbi: certo che ci sono. Pensandoci però, mi sembra che ci sia qualcosa di assurdo: perché mai bisognerebbe impegnarsi ad organizzare una serata per cinquecento persone? I tavoli, il cibo, la sala, montare e smontare tutto l’allestimento. Senza il minimo guadagno. Perché dovrebbe valerne la pena? C’ho pensato un po’, poi ho detto di sì. A chiedermelo erano stati i miei amici e volevo che chiunque potesse incontrare qualcuno come loro: volevo che anche gli altri potessero conoscere nuovi compagni di corso e persone più grandi in università, così come era stato per me con gli amici di mia sorella. Tenendo fisso in mente questo pensiero, ho invitato alla Sagra tutti i miei amici, alcuni di loro mi hanno aiutato a organizzare e sono venuti a cucinare o ad allestire.

Pensare a loro mi fa sentire fortunato e vorrei che tutti facessero esperienza di una cosa così. Credo che il senso della Sagra sia proprio questo: invitare ogni matricola a cercare nelle proprie giornate degli amici con cui condividere tutto, affinché l’università non sia solo qualcosa da fare, ma qualcosa da vivere.

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