CHE COS’È PIÙ IMPORTANTE: L’ARTE O LA VITA?



CHE COS’È PIÙ IMPORTANTE: L’ARTE O LA VITA?

L’attacco ai dipinti come messaggio per l’ambiente

di M. De Fre e G. Mondoni

È iniziato con la torta di panna scagliata sulla Gioconda, il gesto giustificato con la frase “è per l’ambiente”.

È proseguito con la zuppa al pomodoro che Phoebe Plummer e Anna Holland hanno lanciato contro il quadro dei Girasoli di Van Gogh e poi con il purè finito su un dipinto di Monet.

Ma questa lista non ha nulla a che fare con una ricetta, quanto con una serie di gesti -per molti scellerati- avvenuti quest’anno, in protesta contro autorità che non si interessano della situazione ambientale che riguarda ognuno di noi.

Ed è solo per citarne alcuni, senza considerare chi si è legato alla statua del Laocoonte e chi, come la stessa Phoebe, ha colpito le stazioni che estraggono i combustibili fossili.

Quello che prende ora il nome drammatico di Ultima Generazione, sembra l’unico gruppo di persone, e quindi di giovani, che ha a cuore il tema ambientale e che grida, con gesti forse giustificabili, una domanda che non ha però a che fare solo con loro.

È con questo pretesto che ognuno di noi si trova costretto a riguardare, forse anche con una certa ironia, il “quadro” completo che si presenta ai nostri occhi, (anche secondo le opinioni di ognuno).

Basti considerare, scorrendo tra i social, o per pochi, sfogliando i giornali e guardando la TV, quanto facilmente si siano diffuse queste notizie. Tanto che ci si è ritrovati travolti da miriadi di opinioni, giustificazioni, commenti e rimproveri senza nemmeno prendersi il tempo di capire.

Ma sbaglieremmo se riducessimo il fine del discorso ad una mera reazione immediata, senza porci il problema di osservarla.

Perché scagliare del cibo o compiere gesti per alcuni avventati, se non si ha una “buona” ragione per farlo?

È questo ciò che ognuno degli attivisti, di “Just Stop Oil” o di altri gruppi, hanno cercato di dimostrare: che l’unica modalità per attirare l’attenzione su un problema reale sia quella di creare scompiglio su ciò che pare interessare di più tutti, come un dipinto imbrattato.

Cercando di osservare il “problema” che ci pongono, spiattellandolo in faccia con le parole della stessa Phoebe – che minaccia che tra pochissimi anni non avremo nemmeno cibo da mangiare, figuriamoci quadri da guardare – si capisce che forse c’è molto di più dietro al loro gesto tanto che saremmo noi gli ingenui se ne ignorassimo le ragioni.

Per cui la domanda, “che cos’è più importante: l’arte o la vita?” diventa improvvisamente familiare se consideriamo che i dati dimostrano che tra circa quindici anni non ci sarà più neve su cui sciare, e allora si è costretti a riconsiderare innanzitutto cosa ci interessa e cosa vogliamo trattenere, mantenere in vita, di tutte le esperienze che facciamo ogni giorno tanto da non volerle mai perdere.

È giustificabile reagire ad un gesto come questo con un rimprovero, definendola nulla di più che un’idiozia? O forse è il momento di andare a fondo anche di questo, anche se ci sembra così distante dai nostri interessi?

Quello della neve è solo un pretesto, così come le verdure e i frutti che non cresceranno più nei nostri orti tra qualche anno? Guardiamo davvero a cosa ognuno di loro ha cercato di dirci, guardiamo al fondo di quella zuppa e di quel purè.

Poniamoci la domanda: Phoebe, Anna e ognuno di loro non ci sta forse dicendo che tutti questi problemi riguardano il futuro di ognuno di noi, indipendentemente da quanto la neve e i frutti ci interessino?

Diventa un richiamo a noi che siamo così affezionati a ciò che amiamo, all’aria buona che respiriamo, tanto da meravigliarci per i delfini che tornano nel canale di Venezia.

E forse quel tema così ostile, così a volte incomprensibile che ha rischiato tanto di diventare nient’altro che una moda del momento, come quello del cambiamento climatico, è invece ciò che più di tutto ci deve interessare, che deve richiamare la nostra attenzione.

La vita che noi vogliamo vivere e che desideriamo per il futuro delle persone che amiamo non è dettata da un capriccio, da una voglia o da una reazione immediata come quella che hanno suscitato questi gesti.

Quel dipinto per quanto prezioso, consapevolmente colpito dagli attivisti perché coperto da una teca, è si di inestimabile valore economico e culturale, ma che valore può mai avere se messo a confronto con il nostro futuro?

Può sembrare difficile anche solo mettere sullo stesso piano due temi così diversi, uno apparentemente effimero e uno tanto vasto come la vita stessa.

Ma è sorprendente quanto anche le cose di tutti i giorni che per noi sono più scontate siano pezzi di un puzzle più grande.

Può non essere sufficiente prendere una borraccia invece che una bottiglia di plastica per salvare il mondo, ma nel farlo inconsapevolmente ci rendiamo partecipi del messaggio di chi scagliando una zuppa su un quadro chiede, a chi ne ha il potere, di guardare a quello stesso mondo in cui anche loro vivono. Quella Terra che è il dono più grande, che è per noi casa.

La stessa Terra che difendiamo con i denti quando ci regala ciò che noi amiamo, come i girasoli che Van Gogh ha dipinto.

Perché un quadro non è altro che la Terra stessa vista dagli occhi del pittore. Non è altro che la testimonianza di una vita vissuta.

E lo sappiamo che in fondo, essa stessa vale molto di più dell’arte.



INTERVISTA A FERRUCCIO RESTA

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