Dicembre 2019

N.2 Anno XIII

EDITORIALE

Caro lettore,
accendendo la TV, facendo caso alla notizie, avrai notato anche tu come il motore degli ultimi eventi, porti alto un cartello di protesta.
Assume forme varie e mutevoli, a volte è pacifica, altre educativa, violenta o distruttiva,
è un gran movimento, spesso confuso e caotico. Persino al supermercato o nella stessa università che condividiamo, a volte viene immediato fare polemica, ribellarsi a ciò che volenti
o nolenti la realtà ci propone. È su queste stesse strade, tra gli edifici del Poli che noi, tanto quanto i protestanti, abbiamo una domanda
e un obiettivo: fare qualcosa di bello, qualcosa di grande. Fare la differenza. Nel 1978 Vaclav Havel, parlando dei suoi contemporanei dissidenti del regime comunista, scrive ne Il potere dei senza potere: “Hanno [i dissidenti] le forze
e la possibilità di agire in qualche modo sulla società e sul sistema sociale? Possono, in definitiva, cambiare qualcosa?” È questa la domanda con cui abbiamo iniziato a lavorare su questo numero di Polipo. Qual è il senso della protesta? Anche quando l’esito è difficile, a volte insperabile, c’è ancora qualcuno che lotta instancabilmente, in quanto l’ideale per cui vive è ancora più grande del risultato delle sue azioni.
Un uomo con in mano un sacchetto della spesa, che ha chiaro che la sua vita può pure essere persa, può contrapporsi all’avanzata di un carro armato verso piazza Tienanmen. Il segno lasciato da quell’uomo al mondo, cioè a tutti noi, è ancora vivo e sta ancora generando azioni, pensieri e idee. Nella speranza che queste pagine possano riflettere l’ideale per cui vale la pena muoversi e spendersi nella vita universitaria
di tutti i giorni, ti auguriamo buona lettura!

Il Team di Polipo